La frequenza delle malattie reumatiche in Italia è stimata attorno al 10% della popolazione, ossia circa 5,5 milioni di persone. Tra le differenti patologia, le malattie reumatiche occupano il 2° posto in ordine di frequenza (12,3%) dopo le patologie dell’apparato respiratorio, e il 1° posto tra le malattie cronico-degenerative. Il dolore cronico è il sintomo cardine delle malattie reumatiche. Può essere di origine articolare, muscolare oppure osseo, associato o meno alla tumefazione delle articolazioni (artrite). L’artrite è una malattia infiammatoria caratterizzata da tumefazione, calore, arrossamento (nella gotta) e perdita della funzionalità articolare delle sedi colpite. Rispetto all’artrosi, l’artrite ha una evoluzione più rapida nel determinare il danno articolare, con conseguente distruzione (erosione) delle superfici ossee. Esempi di artrite sono l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica e le artriti microcristalline (gotta e condrocalcinosi). L’artrosi è la malattia degenerativa per eccellenza. Si caratterizza per la progressiva distruzione della cartilagine articolare e conseguente danno osseo, cui consegue neoformazione ossea (becchi osteofitosici). Si manifesta clinicamente con rigidità articolare di breve durata all’inizio del movimento e, pur essendo più “benigna” dell’artrite, non va dimenticato che è altrettanto invalidante quando colpisce le grandi articolazioni degli arti inferiori quali ginocchia ed anche, richiedendo, nei casi estremi, l’intervento chirurgico per l’applicazione di protesi. Altra patologia estremamente diffusa d’interesse reumatologica è l’osteoporosi, ovvero il progressivo indebolimento delle ossa legato ad una riduzione della massa ossea e da una alterazione della micro-architettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità ossea e del rischio di frattura, che si riscontra frequentemente nelle donne in post-menopausa e che, se trascurata, può avere importanti ripercussioni sullo stato di salute generale.
Quando è opportuno rivolgersi al reumatologo?