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Azione antidolorifica e antinfiammatoria dell’Ossigeno Ozono Terapia

Nell’artrosi e nello specifico nella coxartrosi e nella gonartrosi, l’ozonoterapia (miscela di ossigeno e ozono) ha un’importante  azione analgesica ed antiinfiammatoria. I meccanismi non sono ancora ben noti. Sono state fatte diverse ipotesi tra cui la stimolazione del sistema antinocicettivo discendente, la capacità di indurre enzimi antiossidanti, di stimolare i processi di guarigione e riparazione dei tessuti danneggiati, di rilasciare fattori di crescita ed endorfine che bloccano la trasmissione del dolore al talamo ed alla corteccia cerebrale, di migliorare l’ossigenazione dei tessuti.

L’ozono viene iniettato in sede intra- e periarticolare ed il suo utilizzo non preclude altre terapie, compresa quella farmacologica.

All’Ozonoterapia si può inoltre associare l’ac. ialuronico, in questo modo si ha una doppia azione analgesica/antiinfiammatoria dell’ozono  e dell’acido ialuronico oltre a quella lubrificante dell’ac. ialuronico stesso.

Il ciclo classico da valutare con lo specialista prevede 10-12 infiltrazioni di Ossigeno-Ozono mentre se somministrato in associazione all’ac.ialuronico le infiltrazioni si possono ridurre a 3-5 in relazione al tipo di ac. ialuronico utilizzato.

Artrosi

L’artrosi o osteoartrosi è una malattia articolare cronica, degenerativa e progressiva che colpisce le componenti dell’articolazione quali la cartilagine, la membrana sinoviale, il liquido sinoviale e l’osso subcondrale. E’ senza dubbio l’artropatia più frequente nella popolazione e colpisce pazienti oltre i 50 anni di età con una prevalenza maggiore per il sesso femminile.

L’eziologia è ignota, mentre la patogenesi è multifattoriale. Si può affermare che ci sono più fattori di rischio che concorrono allo sviluppo dell’artrosi. I principali sono rappresentati da:

  1. Età
    con l’invecchiamento si ha una perdita dell’elasticità e della resistenza alle sollecitazioni meccaniche;

  2. Fattori meccanici
    la responsabilità degli agenti meccanici è stata ripetutamente dimostrata negli animali  ma anche nell’uomo e sono rappresentati da malformazioni o malposizioni articolari, instabilità articolare, attività professionali e sportive, traumi.

  3. Sesso
    più frequente nella donna sopra i 55, nell’uomo sotto i 45 anni.

  4. Familiarità
    in particolare per l’osteoartrosi delle mani.

  5. Obesità
    è il fattore di rischio più rilevante per lo sviluppo dell’osteoartrosi del ginocchio in entrambi i sessi, provocando maggiori sollecitazioni meccaniche sull’articolazione.

  6. Infiammazione
    il suo ruolo è oggi molto valorizzato sia per la capacità di causare l’osteoartrosi sia per l’influenza sulla sua progressione. Nel primo caso si inseriscono le forme secondarie alle artriti, soprattutto l’artrite reumatoide, le artriti sieronegative e da microcristalli;  nel secondo si parla di processo flogistico proprio nell’articolazione artrosica, che ne può provocare una progressione. Il processo sembra guidato da particolari molecole, dette citochine come l’IL1 e il TNFalfa, che possono provocare un’infiammazione piuttosto spiccata tale da indurre erosioni ossee e provocare una reazione flogistica sinoviale, tipica delle artriti.

Tra le localizzazione più frequenti dell’artrosi troviamo l’articolazione dell’anca e del ginocchio.

Coxartrosi

L’artrosi dell’anca o coxartrosi è una delle forme più importanti della malattia per la frequenza e per l’invalidità che comporta. Si può suddividere in primaria e secondaria a seconda che le cause siano o meno dimostrate e note. Tra le cause secondarie abbiamo ad esempio le malformazioni congenite, i traumi, le artriti, il morbo di Paget.

L’età di insorgenza è quindi variabile per la forma secondarie, mentre la forma primaria colpisce soggetti fra i 40-60 anni con preferenza per il sesso femminile.

I sintomi sono rappresentati dal dolore che è localizzato inizialmente alla regione inguinale ed alla faccia anteriore della coscia, ma può interessare anche il lato interno della coscia ed essere riferito al ginocchio, raramente può essere localizzato al gluteo; dalla limitazione funzionale che si sviluppa progressivamente ed interessa i movimenti dell’anca come la rotazione interna, l’ abduzione, l’adduzione e tardivamente la flessione ed il paziente ha difficoltà, ad esempio, ad uscire dalla vasca da bagno, ad allacciarsi le scarpe, a salire su una bicicletta;

Prognosi: l’evoluzione è lenta ma può variare a seconda dei diversi fattori di rischio citati in precedenza. In generale è da attendersi in un tempo più o meno lungo, la necessità dell’intervento chirurgico.

Terapia: il riposo, la trazione forzata, l’uso di antiinfiammatori, le terapie fisiche, le terapie termali, la terapia infiltrativa locale con steroidi o ac.ialuronico, condroprotettori, l’Ozonoterapia e negli stadi avanzati la terapia è chirurgica ( artroprotesi).

Ernia del disco

La più frequente causa di mal di schiena e dolore al collo e spalle (con o senza irradiazione a gambe o braccia) è una protrusione del disco intervertebrale.

Nella colonna vertebrale ,tra una vertebra e l’altra, a tutti i livelli (dalla zona cervicale a quella lombare), è presente una struttura che si chiama disco intervertebrale. La cui funzione è soprattutto di tenere separate due vertebre adiacenti e di ammortizzare le sollecitazioni meccaniche cui sottoponiamo la colonna quando camminiamo, corriamo o semplicemente siamo in posizione eretta con il busto.

Il disco è costituito da una parte periferica ,di consistenza duro elastica e da un nucleo centrale la cui consistenza è gelatinosa in quanto essenzialmente formato da acqua.

I problemi veri e propri iniziano nel momento in cui si verifica il cosiddetto bulging.

Il bulging, è uno slargameto in tutte le direzioni del disco che mantiene la sua forma anche se risulta ridotto in altezza.

Si è scoperto che il mal di schiena può essere molto violento anche in assenza di una vera e propria ernia, ma può essere causato dalla semplice fissurazione della parte esterna del disco (quella dura), in quanto dalla lesione vengono rilasciate delle molecole che sono dei mediatori chimici dell’infiammazione che possono causare dolore severo anche in assenza di un insulto meccanico diretto sulla radice nervosa. In questo caso si parla di “Radicolite chimica”, che può dare sintomi esattamente sovrapponibili a quelli di una ernia del disco.

L’ernia del disco è la situazione in cui l’anello esterno si lacera facendo uscire dalla sua sede il nucleo del disco (quello gelatinoso) il quale può “erniare” verso destra, sinistra o talvolta centralmente, andando a comprimere meccanicamente le strutture nervose limitrofe.

In tale situazione la radice nervosa è sottoposta a un insulto di natura meccanica e un insulto di natura chimica. Si è di fronte a un quadro talvolta drammatico che può durare dei mesi, anche dopo robuste terapie mediche (alte dosi di antidolorifici e cortisonici), il paziente spesso arriva sfiduciato e quasi rassegnato all’attenzione del medico; convinto che l’unica strada percorribile sia quella dell’intervento chirurgico.

La realtà è che solo una minima percentuale dei pazienti deve essere operata; nella maggior parte dei casi, infatti, con i giusti trattamenti e con la giusta combinazione degli stessi è possibile eliminare i sintomi più acuti quali il dolore o il formicolio fino a giungere a contrastare in maniera efficace anche la stessa ernia.

Gonartrosi

L’osteoartrosi del ginocchio o gonartrosi, patologia particolarmente frequente, colpisce soprattutto i soggetti di sesso femminile.

L’età di insorgenza è variabile, generalmente oltre i 50 anni di età.

I sintomi sono rappresentati da: dolore articolare, rigidità mattutina di breve durata, limitazione funzionale, contrattura dolorosa post-inattività (gelling), dolorabilità dei ligamenti periarticolari. Il dolore può essere localizzato in sede anteriore del ginocchio, antero-mediale oppure può interessare tutta l’articolazione, si accentua col carico e si riduce o scompare con il riposo. Si può avvertire dolore nel discendere le scale, nell’accovacciarsi e dopo l’uso prolungato della pedaliera dell’auto. Negli stadi avanzati può diventare notturno ed associarsi a frequenti versamenti articolari. La limitazione funzionale appare solo tardivamente e si riscontra nei movimenti di flessione ed estensione forzata, che causano rumori articolari detti scrosci.

Prognosi: l’evoluzione è variabile e dipende da vari fattori tra cui la presenza di lassità capsulo-ligamentosa, dalla bilateralità delle lesioni, dal tipo di carico.

Terapia: il riposo, l’uso di antiinfiammatori, di decontratturanti, le terapie fisiche, le terapie termali, la terapia infiltrativa locale con steroidi o ac.ialuronico, condroprotettori, l’Ozonoterapia e negli stadi avanzati la terapia è chirurgica (posizionamento di artroprotesi).

Tendinite del Tendine d'Achille

Per tendinite si intende l’infiammazione di un tendine.

L’infiammazione è una risposta naturale del corpo ad un insulto che, nel caso del tendine d’Achille, provoca dolore, gonfiore o irritazione.

Il tendine d’Achille può essere infiammato nella sua inserzione nel calcagno o nel suo decorso verso il polpaccio.

L’infiammazione può essere  in genere provocata da:

  • Incongruo svolgimento di attività fisica dopo lunghi periodi di inattività
  • Aumento il carico di lavoro troppo velocemente
  • Contrattura del polpaccio (problemi posturali, piede cavo)

I più comuni sintomi sono:

  • Dolore al mattino
  • Intenso dolore dopo esercizio fisico
  • Gonfiore dopo esercizio fisico che nei casi più gravi è presente anche a riposo

Al fine di cercare di risolvere il problema sarebbe opportuno evitare le infiltrazioni di corticosteroidi, in quanto statisticamente legate ad un aumentato rischio di rottura del tendine.

Al contrario, invece, è consigliato il riposo o riduzione dei carichi di lavoro o, ancora, un cambio temporaneo del tipo di sport praticato, sostituendo, per esempio, la corsa con la bici o il nuoto.

Il ghiaccio è un valido aiuto a disinfiammare il tendine cosi come l’allungamento cauto del polpaccio.

Cefalea Muscolo Tensiva

Il mal di testa ha molte forme e origini , la prima e più importante cosa da fare è una corretta diagnosi.

La cefalea muscolo tensiva è una delle più frequenti forme di mal di testa, si manifesta come dolore, riferito “come un peso o “un cerchio alla testa”, diffuso o localizzato alla nuca o alla fronte, spesso associato a rigidità del collo, talvolta compaiono contemporaneamente vertigini.

La causa è da ricercare nelle tensioni muscolari che possono avere origine dal collo (per esempio a causa di un banale tamponamento in auto), dalla postura, da una artrosi o, come spesso accade, dallo stress derivante dallo stile di vita.

Se osserviamo un animale in situazione di stress notiamo che nel prepararsi alla fuga o all’attacco contrae i muscoli del dorso (rizza il pelo), tale situazione dura il tempo necessario all’azione e poi tutto torna nella norma. Nel nostro stile di vita, questa modalità “stress” permane per ore, a volte anche durante il riposo notturno. Non è infrequente la cefalea al risveglio.

La contrazione prolungata dei muscoli del dorso e del cranio, che in tale situazione diventa contrattura è la causa di questa frequente forma di mal di testa.

La terapia che viene di solito somministrata o addirittura autoprescritta è a base di antinfiammatori antidolorifici, i quali hanno successo nel breve tempo in cui dura la loro presenza nel nostro organismo, perché essi non affrontano la causa del problema (oltre a causare una serie di effetti collaterali talvolta gravissimi ). Per questo motivo, viste le proprietà dell’Ozono Terapia, è consigliato effettuare vari cicli per eliminare il dolore e smettere di soffrire di Cefalee.

Neuroma di Morton

Anche questa malattia ha come sintomo principale il dolore acuto, che si localizza alla pianta del piede in corrispondenza dello spazio tra il terzo e quarto raggio metatarsale. Spesso il dolore si presenta a riposo come un bruciore o una scossa elettrica.

L’uso di calzature strette a volte scatena il dolore, talmente forte che nei casi più gravi costringe il paziente a fermarsi e togliere la scarpa. Il dolore è dato da un ispessimento del nervo che risulta compresso tra le ossa del piede.

Le cause di questo rigonfiamento del nervo sono poco chiare, si pensa che la postura o l’uso di calzature non adeguate ad un corretto appoggio del piede possano essere responsabili, di sicuro il problema si presenta più spesso in chi ha l’alluce valgo o il piede piatto.

Le soluzioni che vengono classicamente proposte sono:

  • Infiltrazioni con cortisonici e anestetici
  • intervento chirurgico

L’Ozono Terapia, da sola o combinata con i giusti correttivi, è in grado di ridurre ed in alcuni casi eliminare le problematiche legate a questa fastidiosa patologia del piede.